La storia della Tipografia Vincenzo Bona prende avvio nel 1777, quando a Torino apriva i battenti la Tipografia Patria. Dopo alcuni passaggi societari negli anni Trenta dell'Ottocento Vincenzo Bona divenne titolare dell'impresa in società prima con Mussano e poi con tale Zecchi.
Nel 1855, con la morte di quest'ultimo, l'azienda rimase al solo Bona. Sempre in quell'anno, con l'intenzione di dare un nuovo slancio all'attività, procedette all'acquisto di una delle prime macchine tipografiche (ideate da Federico Koenig) che andò a sostituire parecchi torchi a mano.
La cultura e il gusto di Vincenzo Bona fecero il resto, tanto che la tipografia torinese divenne in breve molto conosciuta e nel 1858 il re Vittorio Emanuele II gli conferì il riconoscimento di "Tipografo dell'accademia Albertina di belle arti".
Nel 1874, in seguito alla scomparsa di Vincenzo Bona, l'azienda proseguì con il figlio Emanuele e da questi, nel 1917, con il nipote Giulio Vincenzo. Entrato come apprendista nell'impresa di famiglia all'inizio del secolo, quest'ultimo nel 1928 introdusse il sistema di composizione meccanica "monotype" e a seguire il primo impianto completo di Torino di galvano-incisione per la stampa in macchina piana di grande formato.
L'impresa, intanto, era diventata fornitore ufficiale della Real Casa e dell'Accademia delle scienze. Distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, l'impresa riprese con forza il proprio cammino con un nuovo marchio che recitava "nuovamente in alto".
Nel 1952 a Giulio Vincenzo successe il figlio Carlo Emanuele, che tuttavia guidò l'impresa per un solo decennio, fino al 1962. In quell'anno un altro Giulio Vincenzo prese in mano la tipografia torinese. Nel tempo l'azienda si trasferì dalla vechia sede di via Ospedale 3 in quella attuale di Strada Settimo 370/30 dove è oggi diretta da Carlo Emanuele Bona.